ALTRE STORIE DI MICELIO

la Serpula lacrymans e i suoi cordoni miceliari

di Anna Laura Fanelli

Quando si dice un nome: Serpula lacrymans, due termini latini che letteralmente si traducono in “ biscia lacrimante “. Cosa avrà mai a che fare un fungo con la “ biscia “ ? Invece, mai binomio nomenclatoriale fu tanto azzeccato.

A ben vedere, nella forma, il fungo assomiglia poco ad un serpentello: il suo aspetto è piuttosto quello di una placca, una membrana molliccia e spugnosa, plissettata poriforme, ocra ruggine, con contorni irregolari bianchi e cotonosi. Morfologicamente parlando, il suo è un corpo fruttifero resupinato, come dire rovesciato o capovolto, in quanto la placca, aderendo per il dorso al substrato, espone necessariamente il supporto imeniale o imenoforo (le pliche poriformi e ocracee) verso l’alto anziché inferiormente: un fungo, tanto per spiegarci, con la pancia all’insù.

Non è certo un fungo che si trova ad ogni angolo del bosco. Anzi, la sua passione lignivoro-saprofitica spesso lo indirizza verso ambienti umidi e non perfettamente areati, ove attacca il legno (soprattutto di conifere ), sia depositato in magazzini sia messo in opera in abitazioni (pavimenti, travi, perlinature ecc.). Una vera e propria maledizione, visti i danni che può arrecare soprattutto nelle case, tant’è che questa sua peculiarità demolitrice trova eco nel nome volgare che suona come “fungo delle case” o “fungo delle travature” in diverse lingue (tedesco: Hausschwamm; francese: Champignon des maisons, des charpentes ).

La sua diffusione è assicurata, oltreché da milioni e milioni di spore ocracee (da cui la colorazione delle pliche, tappezzate dai basidi) e molto vitali ( il loro potere germinativo si conserva sette e più anni), da particolari strategie miceliari.

Il suo micelio, con una cospicua rete ragnatelosa, s’insinua per ogni dove nel legno, via via demolendolo e rendendolo friabilissimo; tale è la sua bramosia lignivora da mettere in atto delle formazioni che gli permettono di raggiungere quanto di ligneo si trovi nelle sue vicinanze. Da qui la sua similitudine con la “ biscia”: per aggregazione di un numero più o meno elevato di ife parallele differenzia dei cordoni, cordoni miceliari, estesi per metri e metri. Bisce reptanti in grado   di attraversare zone di povertà nutrizionale, che s’innalzano sui muri, serpeggiano tra i calcinacci alla ricerca di quanto più legno possibile da colonizzare.

E le “ lacrime”? Sono goccioline di un liquido acido, che essudano dal micelio tanto più numerose quanto più l’ambiente è umido; contengono tra l’altro una diastasi che può dissolvere la lignina e disintegrare le travature più solide!

Cordoni più lacrime, un abbinamento ben riuscito, almeno a dar retta ai risultati disastrosi riportati in letteratura. Insomma, per dirla alla piemontese in opportuna traduzione italiana, una gran bella “coppia di ferro” la nostra biscia lacrimante